Il sublime di Mozart per ricordare Francesco  - 23/02/2011

A due anni dalla scomparsa del giovane percussionista, Francesco Alviti, un grande concerto per ricordarlo: sarà eseguita la Grosse Messe k 427 di Mozart, il 23 febbraio, alle ore 21 nella Chiesa di S. Giovanni a Ceccano. I soli saranno Vittoria D’annibale, soprano, Fabiola Mastrogiacomo, Enrico Talocco, tenore ed Adriano Scaccia, basso. L’orchestra sarà quella che a Francesco è intitolata, appunto l’Orchestra Sinfonica Francesco Alviti, e il coro quello del Concentus Musicus Fabraternus Josquin des Pres. La direzione è affidata a Mauro Gizzi. Al ricordo di Francesco sarà unito anche quello di un’altra giovane vita, quella di Fiammetta Misserville. Sempre il 23 febbraio, durante il concerto, ci sarà la cerimonia di consegna al Concentus della medaglia d’argento di benemerenza del Sacro Militare Ordine di S. Giorgio e della Real Casa di Borbone. Sarà presente una Delegazione dell’Ordine

 

Alle 17, nella Chiesa di S. Giovanni Battista, sarà celebrata una messa in suffragio di Francesco. 

 

Il sublime, via per l’Onnipotente. Le note passionali della Grosse Messe di Mozart avvincono gli ascoltatori in un pathos di compartecipazione al dramma di un uomo diviso tra il grande amore per sua moglie, appena guarita da una gravissima malattia, e la non accettazione della sua musica da parte della città natale, Salisburgo. Costanza, l’amatissima moglie di Wolfgang, si era ammalata nell’autunno del 1782: i due non erano ancora sposati, il padre di Mozart non era consenziente, la malattia sembrava destinata ad un esito infausto ed ecco il voto, una messa, una grande messa, che proprio Costanza avrebbe cantato in onore del Signore dopo la guarigione. Dunque non una commissione ma la volontà precisa di Mozart di ringraziare il Signore pur in un momento drammaticissimo della sua vita. E tutto questo emerge da una partitura che ha momenti di dolcezza straordinaria come il Kyrie e l’Et incarnatus del Credo e momenti di forte drammaticità come il Qui tollis del Gloria. E poi, la possanza del Credo, espressione ripetuta e ferma della fede di Mozart, dopo la guarigione della moglie, è seguita dall’incanto dolcissimo della contemplazione della nascita del Salvatore. Segue l’elevazione vorticosa del Sanctus e soprattutto dell’Hosanna in excelsis, che trasporta gli ascoltatori proprio in quel più alto dei cieli dove dimora il creatore. Mozart non portò mai a compimento la partitura che fu eseguita per la prima volta all’inizio dell’estate del 1783, in una chiesa parrocchiale di Salisburgo, a causa del fortissimo contrasto che ancora c’era fra il musicista e il principe arcivescovo della città. La Grosse Messe è senz’altro un’opera sui generis per la singolarità dei generi musicali che Mozart utilizza ma anche per le scelte innovative del musicista salisburghese che non volle adattarsi al decreto imperiale che, proprio in quell’anno, fissava la durata massima delle messe nelle chiese del territorio della monarchia danubiana.

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